Grammatica italiana in crisi: il 68% degli italiani sbaglia apostrofi, congiuntivi e accenti

Grammatica italiana in crisi: il 68% degli italiani sbaglia apostrofi, congiuntivi e accenti

Un'indagine di Libreriamo rivela che il 68% degli italiani commette errori ricorrenti in grammatica, con difficoltà persistenti su apostrofi, congiuntivi e scelte ortografiche.
Grammatica italiana in crisi: il 68% degli italiani sbaglia apostrofi, congiuntivi e accenti

L’indagine condotta da Libreriamo, portale di riferimento per l’informazione culturale in Italia, ha fotografato un fenomeno rilevante in occasione del lancio del book-game “501 quiz sulla lingua italiana”. I dati evidenziano come il 68% degli italiani inciampi regolarmente nella grammatica, manifestando difficoltà persistenti con apostrofi, congiuntivi, pronomi e scelte ortografiche.

Il rapporto con la lingua madre risulta contraddittorio: da un lato viene considerata un simbolo identitario, dall’altro viene utilizzata con crescente superficialità. I social network e le conversazioni quotidiane amplificano questo paradosso, diventando terreno fertile per “creazioni linguistiche” che sfiorano il surreale e si diffondono rapidamente tra le generazioni più giovani, compromettendo la correttezza formale necessaria nel percorso di studio.

L’apostrofo e il troncamento: le criticità ricorrenti

L’apostrofo rappresenta l’ostacolo più insidioso: il 62% degli italiani va in crisi di fronte al suo utilizzo. L’errore classico riguarda “qual è”, sistematicamente trasformato in “qual’è”, nonostante si tratti di troncamento e non di elisione.

La distinzione tra i due fenomeni rimane poco chiara: mentre l’elisione richiede l’apostrofo (“un’amica”), il troncamento ne è privo (“un amico”). Particolarmente diffuso è “un pò” con accento grave al posto della forma corretta “un bo'” con apostrofo, errore che compare persino in documenti formali e comunicazioni professionali, segnalando una perdita di confidenza con le regole di base della scrittura italiana.

Il congiuntivo e i pronomi: gli errori strutturali

Il congiuntivo rappresenta uno scoglio per il 56% degli italiani, con errori che compromettono la correttezza formale dei testi. L’esempio più ricorrente è la sostituzione del congiuntivo con l’indicativo: “L’importante è che tu hai superato l’esame” al posto della forma corretta “che tu abbia superato l’esame”.

Questo tipo di errore si estende anche a frasi subordinate e periodi ipotetici, dove il modo congiuntivo garantisce precisione logica.

Le difficoltà con i pronomi coinvolgono il 52% della popolazione: casi come “Gli ho detto che era molto bella” – dove “gli” viene impropriamente usato al femminile – mostrano incertezze nell’accordo di genere e numero. La confusione riguarda anche i pronomi combinati e la distinzione tra complemento di termine e oggetto.

La declinazione dei verbi crea problemi al 50% degli intervistati, soprattutto nella scelta degli ausiliari e dei tempi verbali. Forme come “ho andato al cinema” rivelano una perdita di confidenza con le strutture fondamentali della lingua, compromettendo chiarezza e naturalezza espressiva nei testi scritti e nella comunicazione orale.

Le grafie incerte e la punteggiatura: c e q, accenti, virgole

La confusione tra C e Q riguarda il 48% degli italiani e produce forme come “evaquare”, “profiquo”, “squotere” e “risquotere”, errori che dall’infanzia continuano a manifestarsi negli scritti adulti. Un altro ostacolo ricorrente è l’accento su “né” nella funzione di negazione, trascurato dal 44% delle persone.

La punteggiatura è invece vittima di un uso creativo da parte del 39%: virgole posizionate senza criterio, due punti ignorati, punto e virgola ormai scomparso dal repertorio. Questi errori compromettono la leggibilità dei testi, rendendo difficile seguire il flusso logico delle frasi e distinguere le relazioni tra concetti.

I dubbi resistenti nell’uso: “un po’”, “ed”, “ad”

La confusione tra “un po’”, “un pò” e “un po” affligge il 37% degli italiani: la grafia corretta prevede l’apostrofo, mai l’accento. Questi errori compaiono persino in contesti professionali, segnalando una perdita di attenzione sistematica.

Anche le coppie e/ed e a/ad generano incertezze per il 35%: la “d” eufonica si aggiunge davanti a parola che inizia con vocale identica, ma non è obbligatoria. Esempio ricorrente è “D’accordo”, spesso trasformato in “daccordo” senza apostrofo. Tra le varianti più diffuse figura “avvolte” al posto di “a volte”, storpiatura che evidenzia la distanza tra pronuncia e scrittura. Riconoscere questi dubbi e correggerli subito migliora immediatamente la chiarezza dei testi scritti.

Le strategie di miglioramento: lettura, scrittura, limite ai chatbot

La ricerca indica strumenti concreti per recuperare competenza linguistica. Leggere con regolarità (66%) resta l’esercizio più efficace per assimilare regole e sintassi in modo naturale, senza memorizzazione forzata.

Sociologi e letterati suggeriscono di limitare l’uso abituale dei chatbot (55%), che automatizzano la scrittura riducendo il controllo personale. La scrittura a mano (43%) favorisce maggiore attenzione e rallentamento, rafforzando l’apprendimento. Ridurre anglicismi e neologismi estranei all’italiano (51%) aiuta a mantenere coerenza strutturale.

Infine, allenare la mente attraverso quiz e giochi (47%) consente di consolidare le conoscenze esistenti e recuperare quelle dimenticate, trasformando l’esercizio in un’attività stimolante. Queste pratiche contrastano la superficialità digitale favorendo consapevolezza linguistica.

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