La solitudine, a volte, divora dall’interno le persone, soprattutto quando la solitudine è imposta e non scelta (come può essere, per esempio, nel caso di quegli uomini e quelle donne che si ritirano da tutto per vivere in “clausura” o eremitaggio).
A volte la sofferenza di una vita in solitudine può essere sublimata dalla poesia, come è il coso della Ballata della solitudine, scritta da Christine de Pisan (1364-1413). Considerata a lungo la prima scrittrice della storia letteraria francese, Christine de Pisan nacque a Venezia da Tommaso Pisani, astrologo del re Carlo V. A quindici anni andò in sposa a un segretario del re e a venticinque anni era già vedova, con tre figli da portare avanti.
La vedovanza le ispirò molte liriche, tra cui probabilmente anche la celeberrima ballata della solitudine amorosa, che qui vi proponiamo nella traduzione di Guido Davico Bonino.
Soletta sono e soletta voglio restare,
soletta m’ha il mio dolce amico lasciata,
soletto sono dolente e corrucciata,
soletta sono più di tutti smarrita,
soletta sono senz’amore rimasta.Soletta sono sulla porta e alla finestra,
soletta sono accucciata in un angolo,
soletta sono per saziare le mie lacrime,
soletta son, triste o placata,
soletta sono e nulla mi opprime tanto,
soletta sono e nulla tanto mi piace,
soletta sono chiusa nella mia camera,
soletta sono senz’amore rimasta.Soletta sono perduta senz’alcun scampo,
soletta sono camminando o seduta,
soletta sono più ch’alcun essere umano,
soletta sono abbandonata da tutti,
soletta sono crudelmente abbattuta,
soletta sono e spesso così sconsolata,
soletta sono senz’amore rimasta.Principe, ecco che il mio dolore comincia,
soletta sono da tutte le penne accerchiata,
soletta sono dall’affanno scolorata,
soletta sono senz’amore rimasta.