Se ieri ci siamo soffermati su una scintilla innescata da un libro, la storia che vi presentiamo oggi va ben oltre e parte da La rosa e il leone, noir dello scrittore trentaquattrenne Daniele Ughetto Piampaschet, originario di Giaveno, in provincia di Torino. Un libro che ha il grande difetto di raccontare una storia che assomiglia troppo da vicino ad un terribile fatto di sangue che ha portato alla morte della prostituta nigeriana Anthonia Egbuna.
La ragazza ventenne, in attesa di asilo politico, era stata ritrovata morta il 26 febbraio scorso vicino ad una diga del fiume Po, a San Mauro Torinese, dopo alcune settimane dalla sua scomparsa. Ciò che ha attirato l’attenzione degli inquirenti sul sospetto, sono state le numerosissime analogie tra il libro di Piampaschet e la triste storia della donna.
La rosa e il leone narra proprio di un uomo follemente innamorato di una lucciola che, non riuscendo a convincerla a smettere di prostituirsi, finisce per ucciderla. Sola differenza con l’accaduto, il modus dell’assassino che in realtà ha inferto delle coltellate, mentre nel racconto dello scrittore avrebbe preferito un’arma da fuoco.
L’Africa per me significava Nigeria. E Nigeria significava le donna – rivela una lettera rinvenuta nell’abitazione di Anthonia – E le donne significavano le prostitute, così chiamate da tutti ma per me rappresentavano l’Assoluto in terra. L’Assoluto in termini di bellezza… Lui l’amava e l’amava sempre di più ma lei non voleva saperne di lasciare la strada. Tutti i suoi tentativi di convincerla a cambiar vita erano falliti. E per questo si era trasformata nella sua torturatrice.
Piampaschet, che ha confermato di essere l’autore dello scritto, è al centro dell’interesse delle indagini, dato che la sua vicinanza con Anthonia è accertata da quasi duemila telefonate, e indovinate un po’ come si chiama la protagonista. Semplice coincidenza, ardita aspirazione oppure….
Via | lastampa.it