Istruzione parentale, la Lega presenta una proposta di legge dopo il caso della famiglia nel bosco abruzzese

Istruzione parentale, la Lega presenta una proposta di legge dopo il caso della famiglia nel bosco abruzzese

La Lega annuncia una proposta di legge per tutelare l'istruzione parentale dopo il caso di una famiglia abruzzese che educa i figli in un'area boschiva.
Istruzione parentale, la Lega presenta una proposta di legge dopo il caso della famiglia nel bosco abruzzese

Il caso trae origine dalla vicenda di una famiglia residente in un’area boschiva della regione Abruzzo, dove tre minori vivono in un’abitazione priva di allacciamenti a elettricità, acqua corrente e servizi igienici, senza frequentare un istituto scolastico pubblico.

La situazione ha innescato un ampio dibattito mediatico e istituzionale, culminato nell’annuncio, durante la giornata del 26 novembre 2025, di un’iniziativa legislativa promossa dalla Lega per regolamentare l’istruzione parentale. L’episodio ha messo sotto i riflettori le modalità educative alternative e le relative tutele per i minori, trasformandosi nel catalizzatore di una discussione politica destinata a protrarsi nei prossimi mesi.

Le posizioni politiche e istituzionali

Il 26 novembre 2025, durante il Question Time al ministro della Giustizia, il deputato della Lega Rossano Sasso ha difeso con forza la libertà di scelta educativa, richiamando l’articolo 30 della Costituzione e ponendo al centro “il bene dei bambini” e “l’amore della mamma e del papà”.

Sasso ha sottolineato come la famiglia abbia scelto “di vivere in un bosco e di far crescere i propri figli a contatto con la natura, lontano dallo smog, dai social”, interrogandosi se “la colpa” sia “di essere diversi o di essere felici”.

Il deputato ha criticato l’intervento dello Stato, paragonando le scelte della famiglia — pannelli fotovoltaici, stufe a legna — agli obblighi di sostenibilità ambientale, e ha ricordato che “in Italia ci sono circa 16.000 famiglie che ricorrono all’istruzione parentale”.

Ha quindi annunciato una proposta di legge per tutelare ulteriormente questa libertà, concludendo con un richiamo ai campi rom, dove “raramente i giudici intervengono”, e con l’appello: “Togliere i bambini a chi li educa a rubare, restituire i figli a chi li educa ad amare”.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha invece adottato un approccio più cauto. Come riportato da Ansa, ha definito la vicenda “situazione che va considerata con estrema attenzione, bilanciando gli interessi degli uni e degli altri”, aggiungendo di aver “provveduto ad approfondire subito la vicenda tramite l’ispettorato chiedendo l’invio integrale di tutti gli atti”.

Nordio ha inoltre precisato che, qualora emergessero “profili di rilievo disciplinare”, eserciterebbe “i poteri conferiti dalla legge”, mantenendo ferma la necessità di un’istruttoria completa prima di ogni valutazione.

L’istruzione parentale e l’unschooling in Italia

In Italia l’istruzione parentale prevede l’obbligo di sottoporre i minori a un esame di idoneità alla fine di ogni anno scolastico presso una scuola statale o paritaria. Questo meccanismo consente allo Stato di verificare il rispetto dell’obbligo formativo previsto dalla legge.

La scuola che riceve la domanda di istruzione parentale è tenuta a vigilare sull’adempimento dell’obbligo scolastico dell’alunno. Il controllo non compete soltanto al dirigente scolastico, ma anche al sindaco del comune di residenza.

Secondo un’indagine svolta da LAIF (L’Associazione Istruzione in Famiglia), circa il 17% delle famiglie intervistate dichiara di aver scelto l’unschooling piuttosto che forme più tradizionali o miste di apprendimento. L’indagine rileva che queste famiglie coinvolgono i figli in attività all’aperto, viaggi e interazioni con il territorio, quasi sempre in contesti non urbani.

Il deputato Sasso ha citato la presenza di circa 16.000 famiglie che ricorrono all’istruzione parentale in Italia, dato che contribuisce a inquadrare la dimensione del fenomeno nel dibattito politico attuale.

Gli snodi per studenti e famiglie

Per chi pratica o valuta l’istruzione parentale, il quadro giuridico resta invariato: l’esame di idoneità annuale presso una scuola statale o paritaria rimane obbligatorio, così come la vigilanza da parte della scuola che riceve la domanda e del sindaco.

Il caso abruzzese ha acceso il dibattito politico e istituzionale, con la Lega che annuncia una proposta di legge e il ministero della Giustizia che ha avviato approfondimenti. Al momento non sono previste modifiche immediate alle procedure vigenti.

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti