L’indagine annuale condotta da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD su 3160 studenti tra i 12 e i 19 anni delinea uno scenario allarmante. Maurizio Tucci, Presidente di Laboratorio Adolescenza, definisce i risultati un “bollettino di guerra”, evidenziando una crescente fragilità adolescenziale caratterizzata da profonde incertezze verso il futuro.
I dati rivelano una significativa erosione del rapporto fiduciario tra giovani e figure adulte di riferimento, con studenti sempre meno propensi a confidarsi con docenti e genitori, preferendo cercare orientamento in fonti alternative spesso poco affidabili.
Le challenge e il ruolo dei social network
L’indagine rivela come l’86,5% degli adolescenti pubblichi regolarmente foto e reel sui social network, utilizzandoli come termometro della propria popolarità. Questa ricerca di visibilità alimenta il desiderio di diventare influencer, spingendo i giovani verso una pericolosa emulazione dei loro riferimenti online.
L’80% degli adolescenti, particolarmente le ragazze, imita gli influencer nel vestire e nell’atteggiarsi, creando una dissociazione tra il sé reale e il sé esibito che alimenta insicurezze profonde. L’uso di strumenti tecnologici per migliorare la propria immagine contribuisce a questa frattura identitaria.
Particolarmente allarmante è il fenomeno delle challenge online: nonostante il 78% degli adolescenti dichiari di non volerle provare, il 13% le ha già sperimentate e il 9,5% intende riprovarle. Questi comportamenti rappresentano seri rischi per la sicurezza dei giovani.
Il dialogo con gli adulti e le lacune educative
L’indagine del Laboratorio Adolescenza e Istituto IARD evidenzia una preoccupante lacuna nella conoscenza degli adulti riguardo ai pericoli online. Molti genitori e insegnanti non sanno nemmeno cosa sia una challenge, dimostrando un divario generazionale significativo. Questa mancanza di consapevolezza compromette la capacità di proteggere i giovani dai rischi della rete.
La sfiducia verso le figure adulte emerge chiaramente dai dati: il 55% degli adolescenti desidera colloqui riservati con il proprio medico senza la presenza dei genitori, ma il 32,5% non ha questa possibilità. La paura che le informazioni vengano condivise vanifica l’intenzione di un confronto confidenziale su temi delicati come fumo e alcol.
Questa dinamica si estende inevitabilmente al rapporto con docenti e altre figure educative, rendendo urgente la necessità di ricostruire canali di comunicazione efficaci basati sulla fiducia reciproca.
La percezione del futuro e la mobilità territoriale
L’indagine rivela un atteggiamento prevalentemente pessimista verso il futuro collettivo: il 62,4% degli adolescenti si dichiara incerto o preoccupato, dato in forte aumento rispetto agli anni precedenti. La paura della guerra rappresenta la principale preoccupazione per il 53,6% dei giovani, seguita dal degrado ambientale (48,7%) e dal rischio di catastrofi naturali (38%).
Anche l’intelligenza artificiale viene percepita con più timore che fiducia, specialmente dalle ragazze. Tuttavia, questa visione pessimistica del destino collettivo contrasta con un atteggiamento positivo verso il proprio futuro personale. Il 75% degli adolescenti si immagina in un rapporto di coppia stabile con figli, mentre una maggioranza significativa (33,5%) si vede vivere in un’altra nazione.
Questa tendenza verso una “diffusa mobilità territoriale” rappresenta la ricerca di stabilità e equilibrio esistenziale altrove, evidenziando come i giovani compensino la sfiducia nei destini collettivi con progetti personali ottimistici.
I consumi culturali e le barriere economiche
L’indagine rivela che i consumi culturali tra gli adolescenti risultano particolarmente scarsi, con l’unica eccezione rappresentata dalla frequentazione di cinema e dalle visite a mostre e musei, spesso organizzate in occasioni didattiche.
Oltre al crescente disinteresse manifestato dai giovani, emerge una significativa barriera economica che limita drasticamente l’accesso a concerti, eventi culturali e viaggi all’estero. Questa situazione contribuisce a determinare quella che gli esperti definiscono un'”adolescenza culturalmente sempre più povera”.
Per contrastare questa tendenza, l’Associazione AMBO, che coinvolge 43 Società Scientifiche Pediatriche, si impegna attivamente nella creazione di materiale informativo ed educativo, proponendo interventi educativi mirati nelle scuole per sensibilizzare tanto gli insegnanti quanto gli studenti.