Si scrive a parte o apparte? Questo è un bel dubbio, effettivamente legittimo, per vari motivi. Primo fra tutti: alcuni dizionari riportano entrambe le forme come utilizzate e corrette! Poi: la dizione ci fa sentire la locuzione come se le p fossero due.
Dunque, andiamo subito al sodo, la forma corretta è quella formata da due parole, la preposizione semplice "a" e "parte".
Allora perché il dubbio a parte o apparte è così forte?
Le due parole formano una locuzione, un’espressione, cioè, formata da due termini usati come se fossero fusi insieme e formassero un’unica parola. Locuzioni sono: per esempio, nonostante che, di proposito, pieno zeppo, pesce spada… e già per alcune di queste, che non rappresentano tutte le locuzioni possibili ma solo poche, ci sarà venuto spesso il dubbio se scriverle come un’unica parola o due.
In più, il dubbio “a parte o apparte?” appare quanto mai giustificato perché, a livello di lingua parlata, siamo di fronte a un caso di raddoppiamento fonosintattico.
Il raddoppiamento fonosintattico è un fenomeno, presente in particolare nel fiorentino e nelle pronunce centromeridionali, che tende ad attaccare due parole, come se tra le due ci fosse geminazione della consonante con cui inizia la seconda parola. Esempi ne sono:
• sopra tutto, detto come unica parola e raddoppiamento della prima t
• a casa, pronunciato come fosse accasa,
• a parte
Tra l’altro, essendo l’italiano contemporaneo basato sul fiorentino, gli attori (e non solo), quando studiano dizione, sono tenuti a osservare il raddoppiamento fonosintattico come regola del buon parlare. Ciò rende più che ovvi alcuni dubbi che ci si presentano.
Anzi, per tornare al nostro, se si debba scrivere a parte o apparte, consigliamo di preferire a quella univerbata la forma staccata “a parte”.