Scuola digitale, siamo in ritardo, ma ci stiamo lavorando - Studentville

Scuola digitale, siamo in ritardo, ma ci stiamo lavorando

La scuola italiana è in grave ritardo rispetto agli altri Paesi Europei sulle dotazioni multimediali. Servono più risorse digitali.
Scuola digitale, siamo in ritardo, ma ci stiamo lavorando

La scuola digitale – Il Ministro dell'Istruzione uscente, Francesco Profumo, ha sempre mostrato un notevole interesse per la scuola digitale. L'investimento sulle nuove tecnologie e la diffusione di supporti multimediali nelle scuole di ogni ordine e grado è un tema caro a Profumo, tanto da inserirlo tra le priorità che il nuovo governo dovrà affrontare. Intanto ha chiesto all'Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, di verificare il livello di informatizzazione della scuola italiana.

Risultati dello studio – L’Italia sulle dotazioni multimediali e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) nella scuola sarebbe in grave ritardo rispetto agli altri Paesi Europei:  "nel 2011 solo il 30% degli studenti italiani di terza media utilizzava le Ict come strumento di apprendimento durante le lezioni di scienze – dichiara l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – rispetto a una media del 48% in altri Paesi dell’Ocse” Continuando così la vera rivoluzione digitale a scuola arriverebbe solo fra 15 anni!
 

1 pc per ogni 8 studenti – Secondo i dati dell’Osservatorio Tecnologico del Miur, aggiornati al 31 agosto 2012 ed elaborati su una rilevazione che ha riguardato l’85% delle scuole di ogni ordine e grado, i computer presenti nelle scuole sono: 169.130 nella primaria (1 PC ogni 15 studenti); 150.385 nella secondaria di I grado (1 PC per ogni 11 studenti); 334.079 nella secondaria di II grado (1 PC per ogni 8 studenti). E' un mistero su come voi ragazzi riusciate a seguire la lezione d'informatica!

I motivi del ritardo? – Per una volta non possiamo dare al Ministero la colpa di tutto questo ritardo, che possiamo sintetizzare con due parole a voi ben note: tagli e disinteresse. Secondo l’Ocse il Piano, lanciato nel 2007 dal Miur, "utilizza le sue modestissime risorse finanziarie per attuare una visione realistica e ambiziosa dell’innovazione: le scarse risorse del Piano – sottolinea l’organizzazione – hanno limitato l’efficacia delle sue diverse iniziative. È soprattutto a causa della mancanza di risorse più che di una scarsa domanda da parte delle scuole e degli insegnanti, che la presenza delle dotazioni tecnologiche nelle classi è ancora molto bassa".

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