Un docente supplente in servizio presso una scuola dell’Emilia-Romagna ha avviato uno sciopero della fame per protestare contro i mancati pagamenti dello stipendio. L’insegnante, identificato con lo pseudonimo Mario per tutelare la propria identità, ha preso servizio all’inizio di ottobre e da allora non ha percepito alcuna retribuzione.
La decisione, comunicata al proprio medico curante, è stata resa nota il 5 dicembre 2025 attraverso un’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola.
Nella dichiarazione che accompagna il gesto, il docente ha spiegato: “Mi dispiace, io senza stipendio non ce la faccio più. Non posso continuare a chiedere soldi ai conoscenti e a mia zia invalida, per poter pagare l’affitto e per le altre spese da fuorisede”.
Lo sciopero mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dei ritardi nei pagamenti delle supplenze brevi, una criticità che coinvolge numerosi docenti precari in tutta Italia e che contrappone l’impegno professionale quotidiano all’assenza di sostentamento economico.
Il contesto istituzionale e i tempi di pagamento
Il problema dei ritardi nei pagamenti delle supplenze brevi e saltuarie ha dimensioni nazionali. Il 26 novembre 2025 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha convocato un tavolo di semplificazione dedicato proprio alla revisione del processo di pagamento per i contratti di breve durata. Si tratta di un passaggio atteso da anni, durante i quali i supplenti hanno subito ritardi anche molto lunghi nel ricevere gli stipendi, con ricadute pesanti sul piano personale ed economico.
Già nelle settimane precedenti, il Ministero aveva comunicato di aver stanziato una copertura finanziaria definita “importante”, assicurando che i pagamenti ancora sospesi sarebbero stati effettuati entro il mese di dicembre. Le complicazioni sono di natura burocratica e toccano l’intero meccanismo di gestione delle supplenze.
Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, sottolinea: “In un momento di grande difficoltà economica non è accettabile che migliaia di lavoratori della scuola debbano attendere settimane o mesi per ricevere ciò che spetta loro di diritto. Chiediamo al Ministero e al MEF di accelerare tutte le procedure e garantire la piena regolarità dei pagamenti”.
Resta da verificare se gli impegni assunti a fine novembre si tradurranno in pagamenti concreti entro la scadenza indicata.
Le conseguenze economiche e personali per i supplenti fuorisede
I ritardi nei pagamenti producono effetti immediati sulla vita quotidiana dei supplenti fuorisede, costretti a sostenere spese di affitto, vitto e trasporti senza percezione dello stipendio. Nel caso del professor Mario, il sostentamento è stato garantito dalla pensione di invalidità della zia e da prestiti da conoscenti, accumulando 2.800 euro di debiti.
La situazione si riflette anche sul piano psicologico: “Quando sento i colleghi che parlano di tredicesima, di avere appena ricevuto seicento, mille euro e più mentre io devo chiedere a mia zia invalida dei soldi in prestito, avverto un sentimento di annientamento del senso di umanità”, afferma il docente.
Nonostante le difficoltà, la professionalità in classe non viene meno: “I problemi li lascio a casa, il lavoro va fatto come va fatto e i ragazzi lo meritano.” La scelta dello sciopero nasce dalla convergenza tra precarietà economica e percezione di una dignità professionale non tutelata.
Le azioni intraprese e le risposte raccolte
Il professor Mario ha seguito un iter formale completo per ottenere risposte sulla propria situazione. Ha inviato comunicazioni via PEC ai sindacati, al Provveditorato, al Ministero dell’Istruzione e del Merito e, per conoscenza, alla segreteria della Presidenza della Repubblica. Nonostante il rispetto della normativa e della gerarchia istituzionale, riferisce di non aver ricevuto alcun riscontro concreto.
La sezione locale del sindacato gli aveva prospettato che non avrebbe visto pagamenti prima del nuovo anno, previsione che si è rivelata corretta fino al momento dell’intervista. Deluso dall’interlocuzione locale, ha scritto alla segreteria nazionale della CGIL indicando il numero di tessera, ma riconosce che le tempistiche di risposta delle strutture sindacali nazionali non sono immediate per necessità individuali urgenti.
Lo sciopero della fame, di cui ha informato il proprio medico, nasce anche dalla volontà di creare un impatto pubblico. Il docente sottolinea di non attribuire responsabilità alla scuola dove presta servizio e dichiara: “Proseguirò fino a un riscontro. Chi è responsabile si prenderà le proprie responsabilità per quel che eventualmente dovesse succedere. Nessuno potrà dire ‘non lo sapeva’”.
Interrogato sui rischi per la salute, risponde con determinazione: “Pazienza. Fa parte del percorso di protesta”.
Le criticità del sistema delle supplenze brevi
La gestione delle supplenze brevi rivela un collo di bottiglia nelle procedure di assunzione e pagamento. Il professor Mario sottolinea una percepita priorità nei versamenti: prima il personale di ruolo, poi i precari di lungo periodo, infine i supplenti brevi. Il contrasto tra gli obiettivi di semplificazione annunciati dal Ministero e la realtà quotidiana dei docenti emerge con chiarezza nelle testimonianze raccolte.
Il docente richiama i principi costituzionali sul lavoro e sulla rimozione degli ostacoli economici e sociali, domandandosi come sia possibile lavorare senza ricevere compenso. La posizione sindacale di Anief, espressa da Marcello Pacifico, ribadisce l’urgenza di accelerare le procedure. Resta aperta la verifica sull’effettivo rispetto dell’impegno ministeriale di saldare i pagamenti entro dicembre, scadenza che rappresenterà un banco di prova per gli annunci di copertura finanziaria.