Il rinnovo del contratto scuola è attualmente al centro delle trattative tra l’Aran e le sigle sindacali per garantire un adeguato aumento salariale ai docenti italiani. Dopo anni di erosione del potere d’acquisto, la questione della retribuzione degli insegnanti è diventata prioritaria nel negoziato iniziato nel febbraio 2025.
Con un budget di circa 3,2 miliardi di euro, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni sta valutando le richieste di incremento stipendiale per il comparto scuola, in un contesto in cui gli stipendi degli insegnanti italiani risultano tra i più bassi dei Paesi Ocse.
Negoziazione e aumento stipendi
Il confronto sul contratto scuola ha preso avvio il 27 febbraio 2025 presso la sede dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni). Un secondo incontro tra il presidente Antonio Naddeo e i rappresentanti sindacali è già fissato per il 18 marzo 2025, con l’obiettivo di proseguire le trattative.
Sul tavolo negoziale si discute un incremento medio di 140 euro lordi mensili, che per gli insegnanti sale a 150 euro. A questa cifra si aggiungono ulteriori 90 euro derivanti da anticipazioni e indennità di vacanza contrattuale, che entreranno in vigore con un aumento dello 0,6% da aprile e dell’1% da luglio.
Per sostenere questi aumenti, il budget stanziato ammonta a poco più di 3,2 miliardi di euro. A questa somma si aggiungono i 122 milioni destinati alla “valorizzazione del sistema scolastico” e i 93,7 milioni supplementari al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, entrambi previsti dall’ultima legge di bilancio per il 2025.
Formazione e sistema di incentivazione: la proposta
La trattativa include anche fondi specifici destinati alla formazione dei docenti, con 43,86 milioni di euro all’anno strutturali a partire dal 2024, cui si aggiungono 14,62 milioni relativi al 2023. È previsto inoltre un fondo in crescita progressiva, dai 40 milioni del 2026 fino a 312 milioni dal 2031 in poi.
Queste risorse sono finalizzate alla retribuzione degli insegnanti nel contesto di un nuovo sistema di incentivazione che propone, su base volontaria, percorsi formativi triennali per i docenti impegnati nel miglioramento dell’offerta formativa scolastica.
Al termine di questi percorsi formativi, gli insegnanti saranno sottoposti a una valutazione individuale. In caso di esito positivo, è previsto un incentivo una tantum di carattere accessorio, compreso tra il 10% e il 20% dello stipendio. Durante la contrattazione, sindacati e Aran dovranno definire con precisione sia le ore aggiuntive richieste sia i criteri specifici che regoleranno questo sistema di incentivazione professionale.
Richieste sindacali e criticità del potere d’acquisto
I sindacati puntano fermamente al recupero del potere d’acquisto degli insegnanti, seriamente compromesso dall’inflazione nel triennio 2022-2024. Il segretario generale Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, ha evidenziato come, secondo i dati Istat, le retribuzioni reali siano scese addirittura sotto i livelli del 2009, con una diminuzione del potere d’acquisto del 16% per i lavoratori del pubblico impiego, mentre il rinnovo proposto recupererebbe solo il 6% circa.
Sul tavolo delle trattative, le organizzazioni sindacali hanno presentato richieste precise: innalzamento delle retribuzioni tabellari, avanzamenti sui diritti dei precari, rafforzamento della contrattazione integrativa e valorizzazione di tutte le professionalità, respingendo qualsiasi ipotesi di gerarchizzazione del lavoro docente.
Queste richieste trovano fondamento nei dati allarmanti del rapporto ‘Education at a Glance 2024‘, che colloca gli stipendi dei docenti italiani tra i più bassi dei Paesi Ocse. Un insegnante di scuola elementare percepisce tra 35.549 e 51.829 euro annui, alle medie tra 38.208 e 56.874 euro, mentre alle superiori tra 38.360 e 59.425 euro, valori significativamente inferiori rispetto alla media europea.
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