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Perché Dante scrive la Divina Commedia?

Perché Dante scrive la Divina Commedia?

Divina Commedia: perché Dante Alighieri la scrive?

Conoscete tutti la Divina Commedia e saprete per certo che è stata scritta da Dante, ma conoscete il motivo per il quale la scrisse? Prima di rispondere a questa domanda, ripercorriamo insieme, velocemente, l’origine e la storia di questa famosissima opera di uno dei più celebri maestri della lingua italiana. Si tratta di un poema allegorico-didascalico scritto nella lingua volgare fiorentina in terzine incatenate di versi endecasillabi; è diviso in tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, composte da 33 canti, fatta eccezione dell’inferno che contiene un canto proemiale. Il poema non è altro che il racconto di un viaggio immaginario compiuto da Dante, Itinerarium Mentis in Deum, attraverso i tre regni ultraterreni alla fine del quale assisterà alla visione della Trinità. Ora che ci siamo rinfrescati la memoria, vediamo insieme lo scopo dell’opera, il motivo del viaggio e perché l’opera sia stata scritta in volgare.

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Divina Commedia: lo scopo dell’opera

Come vi abbiamo accennato prima, la Divina Commedia è un viaggio immaginario che Dante compie nei tre regni ultraterreni; dura una settimana, ovvero quella della Settimana Santa, nell’anno del Giubileo presumibilmente nel 1300. Durante il suo viaggio, in particolare nella cantica dell’Inferno, Dante presenta i peccati dell’incontinenza, la violenza e la cupidigia; quest’ultimo è ritenuto da Dante il peccato peggiore da cui derivano tutti gli altri in quanto l’eccessiva cupidigia era stata la causa della condanna di tante persone innocenti. Il motivo per cui scrisse quest’opera è quello di liberare l’uomo dal peccato e, per farlo, vuole farglielo conoscere. Ora scopriamo insieme il motivo del viaggio.

Divina Commedia: il motivo del viaggio

Dante scrisse la Divina Commedia con lo scopo di liberare l’uomo dal peccato e per farlo vuole offrirgli la conoscenza dello stesso. In questo viaggio fra i 3 regni ultraterreni il ruolo di Dante non è solo quello di fare da guida all’uomo; anche lui deve liberarsi da un peccato, ovvero quello della superbia intellettuale. Il viaggio serve a Dante per purificarsi prima attraverso le brutture dell’inferno, poi attraverso la speranza del purgatorio e arrivando infine nel Paradiso. Alla fine del viaggio Dante potrà vedere Dio e finalmente riceverà la grazia divina. Durante il tragitto il poeta viene guidato da Virgilio nell’inferno e nel purgatorio, e da Beatrice nel paradiso; Dante prova un profondo senso di pietà nei confronti dei peccatori e fa una distinzione tra l’uomo e il suo peccato sostenendo che l’uomo rimane sempre un uomo e che è condannato per l’eternità. Per finire, scopriamo insieme perché l’opera sia stata scritta in volgare.

Divina Commedia: perché è stata scritta in volgare?

In tanti si sono chiesti perché Dante abbia scritto la Divina Commedia in volgare e la risposta si trova nel trattato incompiuto dello stesso Dante, il De Vulgari Eloquentia: la Divina Commedia è un’opera popolare, rivolta al popolo, e Dante l’avrebbe scritta in toscano perché fosse accessibile a tutti. Il dialetto fiorentino è stato usato in tutte le sue forme, sia auliche che plebee, ed è stato arricchito con l’aggiunta di latinismi, gallicismi e neologismi; il linguaggio del poeta è espresso con la massima creatività e sapienza.

Divina Commedia: risorse

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