Le università italiane stanno affrontando un momento di crisi profonda, come evidenziato dal rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari. Durante un’intervista con Massimo Gramellini nel programma ‘In altre parole’, Montanari ha lanciato un chiaro allarme sullo stato attuale degli atenei italiani.
Al centro della sua preoccupazione emerge una realtà sconcertante: la massiccia presenza di precariato nel sistema universitario, situazione che mette a rischio non solo la stabilità lavorativa dei docenti, ma anche la libertà di ricerca e l’autonomia del pensiero critico che dovrebbero essere i pilastri fondamentali dell’istruzione superiore.
Precarietà nella didattica
Secondo quanto dichiarato da Montanari, il 48% della didattica nelle università italiane è sostenuta da personale precario.
Questa situazione, oltre a essere “profondamente ingiusta”, compromette la libertà di ricerca. Il rettore sottolinea come un sistema basato sul precariato impedisca il libero pensiero critico, poiché i docenti dipendono economicamente da figure superiori che non possono contraddire.
Critica alle politiche universitarie
Nel confronto diretto con la ministra dell’Università Bernini, Montanari non nasconde la sua preoccupazione sui tagli di bilancio. “La ministra dice che non ci sono i tagli” afferma il rettore, ma secondo la sua analisi la realtà è ben diversa.
Oltre ai tagli già effettuati, l’adeguamento Istat degli stipendi dei professori è stato scaricato sulle università, riducendo significativamente le risorse disponibili. Questo meccanismo, che formalmente può non essere definito “taglio”, produce comunque un risultato inequivocabile: “i bilanci delle università si trovano con molti soldi in meno”, sottolinea Montanari evidenziando come questa situazione finanziaria comprometta ulteriormente l’intero sistema universitario italiano.
Università e libertà di pensiero
Secondo Montanari, l’idea che le università debbano essere baluardi della civiltà occidentale è una concezione limitante. Per il rettore, il ruolo dell’accademia è invece quello di decostruire l’identità occidentale, discuterla criticamente ed evidenziarne le contraddizioni.
“L’università è un luogo di pensiero libero”
afferma con convinzione, sottolineando come l’essenza stessa dell’istituzione risieda nella capacità di mettere in discussione e comprendere l’alterità. Montanari esprime preoccupazione per la tendenza di alcuni governi occidentali a considerare il dissenso come un elemento da reprimere piuttosto che da valorizzare, evidenziando come i governi costituzionali dovrebbero invece comprendere il valore di avere spazi indipendenti di pensiero critico. Questa visione si scontra con chi, come citato dal rettore, considera le università “nemiche” proprio perché alimentano il pensiero della diversità.