Una studentessa dell’Università Bocconi di Milano ha fatto una scoperta agghiacciante: era diventata oggetto di commenti sessisti in una chat di gruppo creata da quattro suoi compagni di corso. I messaggi, definiti dagli atti come “dal contenuto ripugnante e inaccettabile, grevi di allusioni sessuali aggressive e di minacce”, hanno scosso una delle istituzioni accademiche più prestigiose d’Italia.
La vittima è stata coinvolta nella conversazione senza sapere cosa l’aspettava, ritrovandosi così esposta a contenuti umilianti che hanno causato profonde conseguenze psicologiche.
La chat che ha scatenato il caso si chiamava “Il Loggione” e al suo interno i quattro studenti avevano dato vita a quello che loro stessi definivano un “gioco dettato dal clima goliardico”. Un semplice scherzo, secondo le loro dichiarazioni.
La realtà emersa dagli atti rivela però una situazione ben diversa: quei messaggi contenevano allusioni sessuali aggressive e minacce che nulla avevano a che fare con la goliardia studentesca, configurandosi invece come comportamenti oggettivamente abusivi e discriminatori verso la compagna di corso.
Le conseguenze disciplinari
La commissione disciplinare della Bocconi ha applicato sanzioni severe ai quattro studenti coinvolti. Il diploma è stato posticipato di un anno intero, dal 13 dicembre 2024 al 12 dicembre 2025, mentre è stata disposta l’esclusione dalla cerimonia di consegna degli attestati.
L’università ha riconosciuto una chiara violazione del Codice d’onore, trasformando quello che doveva essere un momento di celebrazione in un’amara lezione sul rispetto.
Il ricorso e la posizione del Tar
Uno dei quattro studenti coinvolti ha tentato di ribaltare la decisione presentando ricorso al Tar della Lombardia, ma il tribunale amministrativo ha respinto la richiesta. Gli altri protagonisti della vicenda hanno scelto strade diverse: uno è ancora in attesa del verdetto, mentre due hanno rinunciato a proseguire con la battaglia legale.
La decisione dei giudici ha così confermato la linea dura adottata dall’università milanese, validando l’operato della commissione disciplinare.
I giudici del Tar hanno confermato la sanzione sottolineando che i comportamenti costituiscono “condotte discriminatorie e sessiste” di gravità inaccettabile. Il tribunale ha evidenziato la necessità di applicare sanzioni severe, considerando l’umiliazione psicologica subita dalla studentessa e l’allarme creato nell’ambiente universitario.
La sentenza respinge categoricamente le tesi della difesa che invocavano violazione della privacy, stabilendo che simili comportamenti non possono essere derubricati a semplice goliardia tra colleghi e rappresentano una seria violazione dei valori accademici.