Il Giudice del lavoro di Latina, con sentenza n. 4086/2025, ha condannato il Ministero dell’Istruzione a versare 16 mila euro di risarcimento a un insegnante penalizzato dal sistema informatizzato di assegnazione delle supplenze. La pronuncia accerta che l’algoritmo utilizzato per gestire le GPS ha generato errori nell’attribuzione degli incarichi, interpretando in modo scorretto i dati e applicando le regole con rigidità eccessiva.
Il docente ricorrente, pur possedendo titoli superiori e un punteggio più alto rispetto ad altri candidati, è rimasto escluso dalla nomina mentre colleghi con posizioni inferiori nelle graduatorie hanno ottenuto la cattedra. Questo malfunzionamento ha configurato un chiaro danno economico e professionale, causato dal prevalere dell’automatismo informatico sul merito.
La vicenda evidenzia come il processo di informatizzazione, concepito per garantire rapidità nell’assegnazione degli incarichi a tempo determinato, abbia mostrato limiti significativi quando la tecnologia gestisce in modo inadeguato parametri complessi, penalizzando i docenti con maggiori diritti.
Il principio affermato e il danno riconosciuto
La sentenza riafferma un principio essenziale: l’automatismo del sistema informatico non può prevalere sul diritto al lavoro e sulla meritocrazia. Il docente ricorrente, pur possedendo titoli e punteggio superiori, è rimasto escluso dall’incarico mentre colleghi collocati in posizioni inferiori delle graduatorie ottenevano la nomina.
Questo “scavalcamento” ha configurato un danno duplice: economico, per la perdita della retribuzione legata alla cattedra, e professionale, per l’interruzione del percorso di insegnamento. Il tribunale ha riconosciuto che l’errore dell’algoritmo GPS ha generato conseguenze concrete e misurabili sulla carriera del precario, giustificando così il risarcimento di 16 mila euro a titolo di indennizzo per il pregiudizio subito.
I precedenti tra Firenze, Milano, Ravenna e Ivrea
La pronuncia di Latina si inserisce in un quadro giurisprudenziale sempre più ampio che censura gli errori generati dall’algoritmo di assegnazione delle supplenze. Diversi tribunali italiani hanno condannato il Ministero dell’Istruzione per scavalcamenti indebiti e malfunzionamenti del sistema.
A Firenze, nel 2025, il tribunale ha riconosciuto l’illegittimità delle nomine e disposto un risarcimento di circa 17 mila euro, riaffermando il diritto del docente escluso a essere riconvocato. Il caso ha evidenziato come l’automatismo possa ignorare posizioni di merito nelle graduatorie.
A Milano, i giudici hanno contestato la classificazione errata di un insegnante come rinunciatario nei bollettini successivi, stabilendo l’illegittimità del mancato ripescaggio e tutelando chi era stato ingiustamente escluso dalle assegnazioni.
Il tribunale di Ravenna ha condannato l’algoritmo per aver favorito lo scavalcamento di candidati meritevoli, riconoscendo un indennizzo alla docente penalizzata da un’errata applicazione delle regole automatizzate.
Anche a Ivrea, il Ministero è stato condannato a versare oltre 10 mila euro per un errore direttamente imputabile al sistema gestionale delle nomine, confermando la responsabilità dell’amministrazione per i danni causati ai precari.
Le prospettive per le graduatorie e le supplenze
La sentenza di Latina si inserisce in un filone giurisprudenziale in espansione, che conta già numerose decisioni favorevoli ai precari in tutta Italia. I tribunali del lavoro stanno moltiplicando le pronunce che censurano gli scavalcamenti indebiti, mettendo sotto accusa le procedure informatizzate quando interpretano in modo errato i dati o applicano rigidamente le regole senza considerare il merito individuale.
Questo orientamento giurisprudenziale evidenzia l’urgenza di rendere più affidabile il sistema di assegnazione delle supplenze, garantendo meccanismi di controllo che prevengano errori a danno dei docenti meglio posizionati nelle graduatorie.