Paragrafo 42 - Studentville

Paragrafo 42

Quorsum haec? Quia sine sociis nemo quicquam tale conatur. Praecipiendum

est igitur bonis ut, si in eius modi amicitias ignari casu aliquo inciderint, ne existiment ita se alligatos ut ab amicis in

magna aliqua re publica peccantibus non discedant; improbis autem poena statuenda est, nec vero minor iis qui secuti erunt

alterum, quam iis qui ipsi fuerint impietatis duces. Quis clarior in Graecia Themistocle, quis potentior? qui cum imperator

bello Persico servitute Graeciam liberavisset propterque invidiam in exsilium expulsus esset, ingratae patriae iniuriam non

tulit, quam ferre debuit, fecit idem, quod xx annis ante apud nos fecerat Coriolanus. His adiutor contra patriam inventus est

nemo; itaque mortem sibi uterque conscivit.

Versione tradotta

E a che scopo io dico questo? Perché senza compagni nessuno può tentare una tal cosa. Si deve dunque raccomandare ai

buoni che, se inavvertitamente, per un caso, siano caduti in amicizie di tal fatta, non pensino di essere così legati da non

potersi distaccare da amici che colpevolmente sbaglino in qualche grave questione politica; si deve d'altro canto stabilire

una pena per i malvagi, e non minore per quelli i quali avranno seguìto un altro, che per quelli i quali saranno stati essi

stessi i capi dell'azione empia contro la patria. Chi più famoso in Grecia di Temistocle? chi più potente? Ebbene, egli che,

come comandante nella guerra persiana, aveva liberato la Grecia dal pericolo della schiavitù, ed era stato per invidia mandato

in esilio, non seppe tollerare l'offesa che l'ingiustizia patita gli recava, mentre avrebbe dovuto tollerarla, e fece

quel che vent'anni prima da noi aveva fatto Coriolano . Ma a costoro non si trovò nessuno che li aiutasse contro la patria;

e così l'uno e l'altro si dettero la morte.

  • Letteratura Latina
  • De Amicitia di Marco Tullio Cicerone
  • Cicerone

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