Mandate hoc memoriae iudices. Spero multa vos liberosque vestros in re publica bona esse visuros: in eis singulis ita semper existimabitis vivo P. Clodio nihil eorum vos visuros fuisse. In spem maximam et (quem ad modum confido) verissimam sumus adducti hunc ipsum annum hoc ipso summo viro consule compressa hominum licentia cupiditatibus fractis legibus et iudiciis constitutis salutarem civitati fore. Num quis est igitur tam demens qui hoc P. Clodio vivo contingere potuisse arbitretur? Quid? ea quae tenetis privata atque vestra dominante homine furioso quod ius perpetuae possessionis habere potuissent?
Non timeo iudices ne odio inimicitiarum mearum inflammatus libentius haec in illum evomere videar quam verius. Etenim si praecipuum esse debebat tamen ita communis erat omnium ille hostis ut in communi odio paene aequaliter versaretur odium meum. Non potest dici satis ne cogitari quidem quantum in illo sceleris quantum exiti fuerit.
Versione tradotta
Ricordatevi di ciò, giudici. Spero che voi e i vostri figli possiate essere spettatori di molti eventi felici nella vita pubblica: per ognuno di essi penserete sempre che non ne sareste stati testimoni, se Publio Clodio fosse vissuto. Siamo spinti a coltivare una speranza grandissima e, come confido, certissima: proprio quest’anno, proprio in occasione del consolato di quest’uomo eccelso, con la soppressione di atteggiamenti anarchici, con la vanificazione degli eccessi, con il riassetto delle leggi e dei processi, sarà salutare per la cittadinanza. Chi è, dunque, tanto folle da pensare che ciò sarebbe potuto avvenire se Publio Clodio fosse vissuto? E ancora: le proprietà che vi appartengono e sono vostre, quale diritto di perpetuo possesso avrebbero potuto avere se quell’uomo dissennato avesse raggiunto la tirannide?
Non temo, giudici, di dar l’impressione – infiammato d’odio come sono per le mie inimicizie personali – di vomitare questi improperi contro di lui più per piacere che per rispetto della verità. Non lo temo perché, per quanto il mio odio per lui avesse ogni diritto d’essere preminente, tuttavia egli era a tal punto nemico comune di tutti che il mio stava quasi alla pari dell’odio d’ognuno. Non si può dire in modo efficace né concepire col pensiero quanto grande fosse in lui la scelleratezza e quanto funesta la sua attività.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Marco Tullio Cicerone
- Cicerone