Campus Party Connect: recensioni studenti prima giornata - StudentVille

Campus Party Connect: la prima giornata di StudentVille

Campus Party Connect: la prima giornata di StudentVille
È iniziata con i 500 ragazzi arrivati dalle scuole superiori di Milano, Monza, Brianza e Lodi la prima edizione di Campus Party Connect, un format innovativo interamente dedicato all’alternanza scuola lavoro degli studenti degli ultimi tre anni delle superiori. Giusto il tempo per registrare i partecipanti, affluiti in un padiglione dell’ex area Expo, e formare le squadre per dare il via a questa cinque giorni durante la quale i ragazzi sono chiamati a mettere a punto una vera e propria startup.
Per cinque giorni alternano momenti di gioco a fasi più progettuali, sempre dovendosi relazionare con gli altri componenti della squadra, che non sono compagni di classe e tendenzialmente non appartengono nemmeno alla stessa scuola. “Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro”, spiega Davide Strozzi, direttore operativo di Campus Party Connect. Ancora più nel dettaglio, gli studenti fanno un’esperienza di pianificazione imprenditoriale, entrando a stretto contatto con le aziende partner, che partecipano ai momenti di gioco costruendo insieme ai ragazzi le basi che li aiuteranno a sviluppare diverse capacità.
Molti giovani frequentano gli ultimi tre anni del liceo (in alcuni casi sono abbastanza vicini al mondo del lavoro), mentre altri (la maggioranza, forse) sono ancora a metà del loro percorso scolastico. Tra loro non sono pochi coloro che già pensano a un’attività imprenditoriale. Debora, 17 anni, sogna di aprire una propria attività: «Non so ancora di che tipo, ma vorrei restare nel campo sportivo», spiega, riferendosi all’indirizzo della sua scuola, l’Istituto Cardano. «Mi sembra un’esperienza interessante e divertente – interviene Matteo, 17 anni – È solo il primo giorno e non sappiamo bene cosa ci aspetta, però credo sia importante per il nostro futuro. Stanno nascendo nuovi modi di lavorare, bisogna conoscere nuovi campi, quindi spero che in questi giorni ci aiutino a capire meglio» Beatrice, futura fisioterapista, ha apprezzato in particolare uno dei giochi proposti nella prima mattinata, perché le ha permesso di conoscere i suoi nuovi compagni di squadra. «E comunque mi sembra tutto ben organizzato e divertente».
La mattinata ludica viene molto commentata. «Mi hanno fatto bendare gli occhi, e mi sono sentito un po’ a disagio», raccolta Michele, 17 anni, «ma poi è stato invece coinvolgente. Dovevamo realizzare delle figure geometriche con una corda. Molto utile per imparare a collaborare con gli altri». Lui, in realtà, le idee sul futuro sembra già averle abbastanza chiare: «studierò giurisprudenza, vorrei diventare notaio», Però, mai dire mai: «fino a pochi mesi fa pensavo che avrei fatto statistica».
Una conferma sull’utilità delle iniziative di orientamento per i ragazzi delle scuole superiori, a maggior ragione in un contesto sociale di grande cambiamento, tecnologico e non solo (Campus Party Connect prevede di giocare con la realtà virtuale, la realtà aumentata, o con la sfida di diventare youtuber). «Abbiamo fatto una prova di disegno simile ad altre che ho fatto a scuola. La mia impressione è positiva, e spero che in questi giorni mi chiarirò le idee su come fare a realizzare il mio sogno: diventare una stilista» racconta Nicole, 16 anni. La sua compagna di scuola, Annalisa, 17 anni, vuole invece fare l’arredatrice di interni. Due 17enni, Luca e Stefano, sono interessati dall’ipotesi di diventare startupper, anche se non hanno molto le idee chiare sul settore di business, o sull’attività da intraprendere… «Speriamo di prendere qualche spunto da queste giornate».
E’ un’iniziativa vicina al modo del lavoro, spero che possa aiutarci a decidere» commenta Alice, che è rimasta colpita da una domanda: «Ci hanno chiesto come vorremmo cambiare il mondo» La risposta? «Non lo so». Ed è una risposta condivisa da molti suoi coetanei, che al massimo si spingono a dire che sì, in effetti il mondo dovrebbe essere cambiato. Ma non riescono poi a definire il tipo di cambiamento che vorrebbero.

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