Il disegno di legge Valditara, formalmente denominato “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, ha completato il 15 ottobre una tappa significativa del suo iter parlamentare con l’approvazione di emendamenti chiave in commissione Cultura della Camera.
Il provvedimento introduce il consenso informato preventivo delle famiglie per tutte le attività didattiche riguardanti “materie di natura sessuale, affettiva o etica” nelle scuole superiori, richiedendo l’assenso scritto dei genitori e la delibera del Collegio docenti previa autorizzazione del Consiglio di istituto quando coinvolti esperti esterni.
Gli emendamenti approvati estendono però il divieto assoluto di attività di educazione sessuale dalle scuole primarie anche alle secondarie di primo grado, configurando un sistema differenziato che privilegia la partecipazione familiare nelle scelte didattiche.
Le reazioni istituzionali
L’approvazione degli emendamenti ha scatenato forti reazioni dall’opposizione parlamentare. Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra ha denunciato come la maggioranza sia “ispirata dal fondamentalismo e dall’estremismo religioso”, accusando il provvedimento di rappresentare “un attacco alla laicità della scuola e alla libertà di insegnamento”.
I deputati del Pd della commissione istruzione, tra cui Mauro Berruto, Sara Ferrari e Irene Manzi, hanno definito “gravissimo” il divieto esteso alle scuole medie, sottolineando come si rischi di danneggiare il diritto dei giovani “ad ottenere informazioni corrette dai professionisti della sanità pubblica”.
Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, ha evidenziato il paradosso di restringere l’educazione all’affettività “in un Paese ancora scosso dall’ennesimo femminicidio”, definendo la scuola “l’unico luogo in cui si può costruire una cultura diversa”.
Le implicazioni sull’educazione sessuale
Le modifiche normative introdotte dagli emendamenti comportano significative limitazioni alla programmazione di attività di educazione sessuale nelle scuole medie e primarie. Il divieto esteso a ogni attività didattica riguardante tematiche sessuali rischia di compromettere progetti consolidati gestiti dalle aziende sanitarie locali, spesso focalizzati sulla prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze precoci.
L’assenza di alternative formative strutturate potrebbe favorire la disinformazione tra gli studenti, che si troverebbero a reperire informazioni attraverso canali non controllati come social media e piattaforme digitali.
La limitazione della libertà di insegnamento genera preoccupazioni sulla capacità della scuola di formare cittadini consapevoli e preparati ad affrontare tematiche fondamentali per la loro crescita.
Il consenso informato e le nuove procedure
Le modifiche legislative introducono un sistema strutturato per la gestione delle attività didattiche su tematiche sensibili. Per le scuole secondarie di secondo grado, diventa obbligatorio ottenere il consenso scritto e preventivo dei genitori prima di realizzare qualsiasi corso o attività riguardante ambiti sessuali, affettivi o etici.
La procedura prevede che le famiglie ricevano informazioni dettagliate sui contenuti, i materiali didattici utilizzati e le competenze degli eventuali esperti coinvolti.
Quando vengono coinvolti soggetti esterni, è necessaria la delibera del Collegio dei docenti seguita dall’autorizzazione del Consiglio di istituto. La selezione degli esperti deve rispettare criteri specifici stabiliti dal Collegio docenti, valutando titoli, esperienza professionale, scientifica o accademica comprovata.
Per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, invece, è previsto il divieto totale di attività didattiche e progettuali su tematiche sessuali.