Insegnante di sostegno 2024-2025: dalla disabilità al funzionamento, il PEI diventa atto giuridico

Insegnante di sostegno 2024-2025: dalla disabilità al funzionamento, il PEI diventa atto giuridico

Il biennio 2024-2025 trasforma il ruolo dell'insegnante di sostegno: dalla gestione individuale della disabilità alla progettazione dell'ambiente di apprendimento inclusivo.
Insegnante di sostegno 2024-2025: dalla disabilità al funzionamento, il PEI diventa atto giuridico

Il biennio 2024–2025 segna una discontinuità profonda nel modo in cui la scuola italiana affronta l’inclusione. La tradizionale gestione dei cosiddetti “bisogni speciali” lascia spazio a un nuovo approccio centrato sulla costruzione attiva di condizioni di partecipazione per tutti gli alunni.

L’insegnante di sostegno abbandona il ruolo di esperto individuale della disabilità per diventare progettista dell’ambiente di apprendimento, con competenze che integrano diritto, neuroscienze, pedagogia e design didattico. Questa trasformazione supera definitivamente la visione centrata sul deficit e inaugura una prospettiva funzionale.

La cornice normativa: Legge 21/2025, 22/2025 e D.Lgs. 62/2024

Il biennio 2024–2025 introduce tre leve normative che riorientano la concezione della disabilità e le responsabilità scolastiche. La Legge 21/2025 inserisce l’educazione alla sicurezza all’interno dei percorsi curricolari e la qualifica come diritto fondamentale dell’alunno con disabilità, estendendo il concetto di sicurezza alla dimensione cognitiva, comunicativa, sensoriale e comportamentale.

La Legge 22/2025 riconosce pieno valore formativo alle competenze non cognitive — autoregolazione, resilienza, motivazione, flessibilità e capacità sociale — imponendo alla scuola di progettare percorsi che le integrino come componenti strutturali dell’educazione.

Il Decreto legislativo 62/2024 ridefinisce la disabilità come condizione dinamica derivante dall’interazione tra compromissioni individuali e barriere contestuali, superando la terminologia tradizionale basata sul deficit e introducendo una prospettiva centrata sul funzionamento.

Queste norme si innestano nel quadro della L.104/92 e dei decreti 66/2017 e 96/2019, costruendo un assetto coerente che colloca l’insegnante specializzato al centro della progettazione educativa e della garanzia dei diritti.

La disabilità come funzionamento e partecipazione

Il Decreto legislativo 62/2024 segna un cambiamento profondo nella definizione di disabilità, che non coincide più con la diagnosi clinica ma emerge dall’interazione tra il profilo individuale dell’alunno e le caratteristiche del contesto scolastico. Questa prospettiva riconosce che la scuola non accoglie passivamente la disabilità ma ne determina le condizioni concrete, poiché la presenza di barriere materiali, comunicative, organizzative ed emotive può limitare la partecipazione, mentre i facilitatori la ampliano.

L’ambiente scolastico diventa quindi un fattore decisivo per il funzionamento dell’alunno. L’insegnante di sostegno deve analizzare come l’organizzazione degli spazi, la struttura delle attività e le modalità comunicative influenzino l’apprendimento e il benessere.

La diagnosi rimane un punto di partenza utile ma non sufficiente, perché ciò che conta è comprendere la relazione tra la persona e l’ambiente attraverso il modello ICF, che descrive il funzionamento umano in modo multidimensionale. Questo approccio segna l’abbandono definitivo della visione centrata sul deficit e l’adozione di una prospettiva che valorizza la partecipazione come criterio fondamentale dell’inclusione educativa.

Le responsabilità del docente di sostegno nel PEI e nell’ambiente

L’insegnante di sostegno del biennio 2024–2025 opera su tre fronti interconnessi che definiscono la qualità dell’inclusione scolastica.

La prima area riguarda la valutazione del funzionamento, che supera l’analisi dei documenti sanitari e richiede un’osservazione diretta delle dinamiche tra l’alunno e il contesto: il docente identifica barriere materiali, comunicative e organizzative che limitano la partecipazione e individua i facilitatori presenti nell’ambiente.

La seconda area consiste nella progettazione del PEI, che oggi assume valore di atto giuridico vincolante. Il Piano deve integrare obiettivi derivati dalla valutazione funzionale, accomodamenti ragionevoli, criteri valutativi personalizzati e interventi curricolari ed extracurricolari, costruiti in sinergia con l’intero consiglio di classe e con i servizi territoriali. Il documento definisce diritti, responsabilità e strategie operative per garantire l’accesso all’apprendimento.

La terza area riguarda la trasformazione dell’ambiente scolastico: l’insegnante di sostegno non supporta passivamente l’alunno, ma interviene sulla struttura del contesto per renderlo accessibile sotto il profilo cognitivo, sensoriale e relazionale, promuovendo condizioni stabili di partecipazione e diventando garante effettivo del diritto all’inclusione educativa.

Le competenze non cognitive e la sicurezza come diritti

Le competenze non cognitive entrano ufficialmente nel curricolo con la Legge 22/2025, che attribuisce valore formativo ad autoregolazione, resilienza, motivazione, flessibilità e capacità sociali. Questi elementi non rappresentano più aspetti accessori ma componenti strutturali dell’educazione, determinanti per la partecipazione scolastica.

Le neuroscienze confermano l’intreccio tra processi cognitivi ed emotivi: l’apprendimento dipende dalla capacità dell’alunno di gestire frustrazione, collaborare con i pari e mantenere perseveranza di fronte alle difficoltà. L’insegnante di sostegno progetta interventi che integrino queste dimensioni nella pratica quotidiana, facilitando le dinamiche sociali e costruendo ambienti che valorizzino il benessere emotivo come fattore di successo formativo.

La sicurezza assume valore educativo con la Legge 21/2025, superando la sola dimensione tecnica del rischio. Include accessibilità cognitiva delle procedure, chiarezza delle regole, prevedibilità degli eventi, riduzione del carico sensoriale e strumenti visivi che rendano l’ambiente comprensibile.

Il docente di sostegno progetta percorsi personalizzati che garantiscano a ciascun alunno con disabilità la possibilità di comprendere e agire in sicurezza. Tutela e inclusione si fondono come diritti esigibili.

Una professionalità integrata tra pedagogia, diritto e neuroscienze

Il profilo dell’insegnante di sostegno nel 2025 richiede un’integrazione di competenze normative, neuropsicologiche, didattiche, relazionali e sistemiche. Il docente deve padroneggiare le funzioni esecutive, i processi attentivi, la regolazione emotiva, la teoria della mente, la coerenza centrale e il profilo sensoriale dell’alunno, trasformando queste conoscenze in strategie operative.

La responsabilità professionale si estende alla qualità complessiva dell’ambiente di apprendimento e alla coordinazione delle risorse del contesto. L’insegnante di sostegno garantisce che la progettazione educativa sia fondata su evidenze scientifiche e coerenza giuridica, assicurando che ogni intervento risponda ai diritti dell’alunno e promuova partecipazione e benessere. L’inclusione diventa così il criterio fondamentale per misurare la qualità del sistema educativo.

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