L’obbligo scolastico in Europa presenta differenze significative nell’età di inizio e nella durata del percorso formativo. Il quaderno Eurydice “Sistemi educativi europei 2024/2025: grafici e principali caratteristiche in alcuni paesi” offre una sintesi comparativa che evidenzia come le scelte nazionali riflettano approcci diversi all’educazione, modellati da fattori culturali, storici ed economici.
Questa cornice normativa comune trova declinazioni molto differenti tra i vari paesi membri, configurando sistemi che vanno dall’ingresso anticipato a 3 anni fino a durate complessive che possono raggiungere i 14 anni di obbligo.
Le età di ingresso e la durata: Italia, Francia e Romania a confronto
L’età di avvio dell’obbligo scolastico varia sensibilmente tra i paesi europei. La Francia rappresenta il caso più anticipato, con ingresso a 3 anni, seguita da Irlanda e Paesi Bassi che fissano la soglia a 5. La maggior parte dei sistemi, inclusi Germania, Polonia, Finlandia e Italia, colloca l’inizio tra i 6 e i 7 anni.
In Italia l’obbligo si estende per 10 anni, dai 6 ai 16, coprendo l’intero primo ciclo e almeno i primi due anni del secondo ciclo, che può svolgersi anche nei percorsi regionali di istruzione e formazione professionale. A questo si aggiunge il diritto-dovere all’istruzione e formazione, che prolunga il percorso fino ai 18 anni o al conseguimento di una qualifica triennale entro tale età.
La durata complessiva dell’obbligo in Europa oscilla dai 9 anni della Cechia ai 12 del Portogallo. La Romania adotta il modello più esteso con 14 anni, integrando parte dell’educazione prescolare nel perimetro obbligatorio.
Le strutture dei sistemi: modelli unitari e differenziazione precoce
Finlandia e Danimarca adottano un modello unitario di base, integrando primaria e secondaria inferiore in un unico percorso senza distinzioni interne. Germania e Paesi Bassi optano invece per una differenziazione precoce, suddividendo gli studenti già dalla secondaria inferiore in canali generali, tecnici e professionali distinti.
In Francia e Italia il ciclo a struttura comune copre scuola primaria e secondaria di primo grado, seguiti da almeno due anni nel secondo ciclo. Il passaggio tra cicli avviene senza test selettivi e l’accesso al secondo ciclo è automatico, articolandosi però in percorsi diversi: licei, istituti tecnici, professionali e IeFP.
L’educazione prescolare: obblighi, incentivi e integrazione 0-6
L’educazione prescolare rappresenta un elemento variabile nei sistemi europei. In molti paesi resta facoltativa, ma viene fortemente incentivata attraverso servizi gratuiti o agevolati. Francia e Polonia hanno introdotto l’obbligo almeno per l’ultimo anno prima della primaria, riconoscendo alla prescolare un ruolo strategico per lo sviluppo cognitivo e sociale dei bambini.
La Romania ha scelto un approccio ancora più esteso: entro il 2030, l’intera educazione prescolare entrerà a far parte dell’obbligo scolastico, ampliando significativamente la durata complessiva del percorso formativo obbligatorio.
In Italia, la prescolare non rientra nell’obbligo ma è organizzata nel sistema integrato 0-6. Questa articolazione comprende i servizi educativi per la fascia 0-3 anni e la scuola dell’infanzia per i bambini dai 3 ai 6 anni. La scuola dell’infanzia è gratuita nelle istituzioni statali, favorendo un’elevata frequenza nonostante l’adesione rimanga su base volontaria.
Le vie alternative all’assolvimento: duale, professionale e istruzione parentale
Diversi paesi europei prevedono modalità flessibili per assolvere l’obbligo scolastico. In Germania opera il sistema duale, che combina formazione in aula e apprendimento in azienda. Polonia e Spagna riconoscono percorsi professionali alternativi o forme non scolastiche di istruzione.
In Italia l’obbligo può essere adempiuto nei percorsi regionali di istruzione e formazione professionale (IeFP). È ammessa anche l’istruzione parentale, a condizione che gli studenti sostengano esami annuali di idoneità per verificare il progresso formativo.
Questa flessibilità resta vincolata all’obiettivo di garantire a tutti un livello minimo di istruzione o il conseguimento di una qualifica entro il compimento dei 18 anni, assicurando così l’accesso alle competenze di base necessarie.