Riforma accesso alla facoltà di medicina, c'è la data

Riforma accesso a Medicina, c'è la data

È giunto il momento cruciale per la riforma dell'accesso alla Facoltà di Medicina. La Camera dei Deputati si appresta a votare il PL 2149 tra lunedì 17 e giovedì 20 febbraio.
Riforma accesso a Medicina, c'è la data

È giunto il momento cruciale per la riforma dell’accesso alla Facoltà di Medicina. La Camera dei Deputati si appresta a votare il PL 2149 nel periodo compreso tra lunedì 17 e giovedì 20 febbraio, segnando una svolta significativa nel sistema di ammissione universitaria.

Dopo settimane di intense discussioni e speculazioni, la riforma si prepara a ridefinire le modalità di ingresso per le future matricole di Medicina e Chirurgia. La novità più rilevante riguarda l’eliminazione dell’attuale test d’ingresso, pur mantenendo il principio del numero chiuso, che verrà gestito attraverso un approccio completamente rinnovato.

Questo passaggio legislativo rappresenta un cambiamento storico nelle procedure di selezione degli aspiranti medici, rispondendo alle crescenti richieste di revisione del sistema attuale e aprendo nuovi scenari per l’accesso alla formazione medica in Italia.

Cambiamenti rispetto al test attuale

La riforma introduce modifiche sostanziali al processo di selezione per l’accesso a Medicina. Il cambiamento più significativo riguarda la tempistica: la selezione non avverrà più prima dell’inizio dei corsi, ma al termine di un semestre filtro della durata di sei mesi. Durante questo periodo, gli studenti dovranno affrontare tre esami standardizzati comuni a tutte le facoltà biomediche.

Un’altra importante novità riguarda il contenuto delle prove: gli esami si concentreranno su materie prettamente universitarie come biologia, chimica e anatomia, abbandonando il formato attuale basato su argomenti delle scuole superiori. Questo nuovo approccio permetterà una valutazione più mirata delle competenze specifiche necessarie per il percorso di studi medici.

La standardizzazione delle prove scritte rappresenta un ulteriore elemento distintivo della riforma, garantendo uniformità di valutazione a livello nazionale ed eliminando la variabilità che potrebbe derivare da prove orali.

Questioni aperte e scenari futuri

La bozza di legge approvata in Senato presenta diverse zone d’ombra, in particolare sulla struttura definitiva della prova di valutazione finale.

Mentre il testo evita specificamente il termine “test”, limitandosi a menzionare una graduatoria nazionale basata su esami uniformi, diverse dichiarazioni di esponenti politici, inclusa la ministra Bernini, hanno fatto riferimento esplicito a una prova conclusiva.

Due sono gli scenari principali al vaglio:

  • La possibilità di strutturare tre test distinti, uno per ciascuna materia d’esame (biologia, chimica e anatomia)
  • L’ipotesi di un unico test comprensivo che integri tutte le discipline, similmente all’attuale prova di ammissione ma collocato temporalmente dopo il semestre filtro

La definizione precisa delle modalità di selezione e dei criteri di valutazione resta in sospeso, in attesa delle linee guida che il Ministero dovrà emanare per rendere operativa la riforma.

 

Foto copertina via Freepik

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