10 film che raccontano il razzismo - Studentville
10 film che raccontano il razzismo

10 film che raccontano il razzismo

Nella Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione 10 film per capire come il cinema ha affrontato il tema del razzismo.

Il 21 marzo è stata designato dall’ONU come la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione. A provocare questa decisione, avvenuta nel 1966, fu il massacro di Sharpeville risalente a 6 anni prima, tragedia nella quale persero la vita 69 manifestanti che stavano protestando contro la politica di apartheid messa in atto dal governo sudafricano.

Da specchio della realtà qual è, il cinema sin dai suoi albori si è interrogato sul razzismo e le sue molteplici sfumature: come un cristallo prismatico la settima arte ha messo in scena tante storie differenti quante sono le differenti modalità con cui l’ignobile e fallace superstizione della superiorità di una razza (concetto tra l’altro sempre più in discussione) sull’altra.

Chi non conosce il proprio prossimo ne ha paura e quindi cercherà di dominarlo con ogni mezzo possibile, sopratutto se si trova in posizione di vantaggio. Vediamo dunque 10 film che in un modo o nell’altro hanno fornito una diversa prospettiva sul razzismo.

Nascita di una nazione di David Griffith, 1915

una rassegna del genere non può iniziare senza citare questo film emblematico di uno dei maggiori creatori del linguaggio cinematografico come lo intendiamo oggi.

Costata uno sproposito, ai tempi, questa saga famigliare è stato uno dei più grandi successi dei primi anni della storia del cinema: eppure la visione che Griffith fornisce della Guerra di Secessione Americana è di aperta condanna della liberazione degli schiavi neri, considerati come portatori di caos, violenza e perversione.

Non è un caso che tra gli eroi della pellicola figurino i membri del Ku Klux Klan, gli unici, a dire del regista, a poter portare ordine in una situazione di degenerazione morale. Sorprende poco sapere che tutti gli afroamericani che si vedono nelle immagini altri non sono che bianchi truccati di nero (il cosiddetto fenomeno del blackface).

12 anni schiavo di Steve McQueen, 2013

Esattamente dall’altra parte della barricata, per così dire, si trova questo film vincitore del premio Oscar tratto da un celeberrimo volume autobiografico di Solomon Northup.

Il libro è la cronaca raggelante della cattura di un uomo libero che viene costretto alla schiavitù da leggi inique e uomini senza scrupoli e senza alcuna morale: McQueen ricostruisce la drammatica vicenda di Northup con grande intensità (si pensi alle insostenibili scene delle frustate e quella dell’impiccagione) aiutato anche da un attore protagonista, Chiwetel Ejiofor, sul cui volte si legge lo sdegno incredulo e il dolore per la sua condizione.

Mister Chocolat di Roschdy Zem, 2015

Per gli schiavi la vita è raramente semplice anche dopo essere stati liberati. Lo prova l’incredibile esistenza di Rafael Padilla, il primo artista di colore – un clown! – della Francia della Belle Epoque. Originario di Cuba, a 9 anni viene venduto come schiavo a un mercante portoghese.

In seguito, riuscito a scappare, viaggia per tutta Europa fino a che non raggiunge la Francia: qui diventa prima una star del circo, dove gli vengono affidati sempre ruoli comici degradanti, e poi un artista di teatro insieme al compagna Footit. Ma Chocolat, questo il suo pseudonimo, dovrà fare i conti con il razzismo e la discriminazione e i propri demoni personali. Nei panni del protagonista Omar Sy, attore che abbiamo imparato ad amare in Quasi amici.

Fa’ la cosa giusta di Spike Lee, 1989

Fin dai suoi esordi il regista Spike Lee ha subito messo in chiaro una cosa, ovvero che avrebbe parlato sinceramente dei suoi fratelli afroamericani senza fare sconti a nessuno, persino alla sua comunità. Prova lampante ne è questo film debordante che mescola commedia e dramma e in cui viene raccontata la difficile convivenza di italoamericani e neri in un quartiere periferico di Brooklyn.

La pizzeria di Sal è il posto di ritrovo degli abitanti del quartiere, i quali però non sopportano il razzismo del proprietario e dei suoi figli, nonostante questi abbiano un garzone nero. A poco a poco la violenza che pervade silenziosamente i rapporti tra i due gruppi esplode, provocando una vittima e una rottura che difficilmente sarà sanata.

Indovina chi viene a cena? di Stanley Kramer, 1967

Un’ideologia aberrante come quella del razzismo trova la propria naturale sconfitta nella conoscenza reciproca e, come può accadere in questo caso, nell’amore tra due giovani.

In un difficile equilibrio tra commedia e dramma Kramer è riuscito a mettere in scena tutti i pregiudizi che circolavano durante gli anni ’60 intorno al tema del matrimonio interraziale, persino da parte dei membri più progressisti della società americana: è infatti questo che devono affrontare Joey e John quando annunciano dei rispettivi genitori di volersi sposare.

Crash – Contatto fisico di Paul Haggis, 2004

In una Los Angeles infernale nessuno sembra essere in grado di ascoltare il proprio vicino, preferendo rifugiarsi nella paura e nell’odio.

È uno scenario terrificante quello che Haggis dipinge in questo film dalla struttura a incastro, in cui tante storie diverse, con protagonisti di ogni etnia, sesso e colore delle pelle, si intrecciano per dare vita a un mosaico del razzismo inconsapevole dei tempi moderni.

Mediterranea di Jonas Carpignano, 2015

Nonostante il cinema italiano sembra aver chiuso gli occhi dinanzi al tema del razzismo, esiste anche chi tenta di portare su grande schermo le vicende di coloro che ogni giorno vediamo solo con la coda dell’occhio.

Si tratta dei migranti che, arrivati miracolosamente nel nostro Paese dopo viaggi disumani, devono trovare un modo per sopravvivere in una realtà che prima cerca di respingerli e quindi li sfrutta con l’intenzione di togliere loro ogni dignità. Mediterranea è la storia di uno di loro, Ayiva.

Django Unchained di Quentin Tarantino, 2012

Da Bastardi senza gloria in avanti Quentin Tarantino ha prodotto alcuni film in cui viene mostrato l’impossibile tentativo – in pratica un sogno a occhi aperti – di raddrizzare i torti della Storia, attraverso quello che inevitabilmente diventa un bagno di sangue purificatore.

Se nell’opera precedente di trattava del nazismo, in questa si parla invece di schiavismo e razzismo, ciò che subisce il protagonista Django, separato dalla moglie Broomhilda dallo spietato proprietario di una piantagione, di cui si vendicherà in maniera terribile.

Dear White People di Justin Simien, 2014 

Anche tra le classi più elevate della popolazione continuano a sussistere pregiudizi e discriminazioni, nonostante ricchezza e acculturamento farebbero credere il contrario. È solo uno dei temi di questo dramma satirico in cui in gruppo di studenti afroamericani di un college prestigioso si trovano a dovere fare i conti con le aspettative e gli stereotipi che anche inconsciamente vengono loro imposti da un mondo che non riesce a fare a meno di etichette rassicuranti e al tempo stesso soffocanti.

Non sposate le mia figlie! di Philippe de Chauveron, 2014

Chiudiamo su un tono più leggero con questa commedia francese che ribalta in qualche modo la prospettiva di Indovina chi viene a cena?. Una coppia borghesemente cattolica in là con gli anni si è trovata a dare in matrimonio le proprie figlie a immigrati algerini, cinesi ed ebrei: le iniziali rimostranze sono state superate e ora tutto fila alla perfezione in famiglia. Ma la situazione precipita quando la figlia minore ancora nubile annuncia di volersi sposare con un ivoriano, suscitando la preoccupazione della coppia ma anche dei cognati. E, molto ironicamente, anche gli stessi genitori dello sposo hanno molto da ridire sulla variopinta famiglia della nuora.

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