La formazione dei futuri medici in Italia sta per vivere una trasformazione radicale. Il DDL 2149, che riforma l’accesso alle facoltà di medicina, è stato ufficialmente approvato dopo una lunga discussione parlamentare. Questa rivoluzione didattica prevede l’abolizione del tradizionale test d’ingresso dopo oltre vent’anni, sostituendolo con un sistema di selezione basato su un semestre filtro.
Il cambiamento influenzerà migliaia di aspiranti medici, ridefinendo completamente il percorso di studi universitario e promettendo di rispondere alle crescenti esigenze del sistema sanitario nazionale che necessita di un maggior numero di professionisti qualificati.
Riforma e contesto politico
Il DDL 2149 sulla riforma dell’accesso a medicina è stato approvato l’11 marzo dopo una discussione fiume in Aula. Il ministro Bernini aveva promesso che il disegno di legge sarebbe diventato legge entro la settimana, e così è stato. Ora si attende l’emanazione dei decreti attuativi che daranno concreta applicazione a tutti i punti della riforma, tempistiche che generano preoccupazione tra gli studenti.
Modifiche alle modalità di accesso
La riforma segna la fine dei test d’ingresso tradizionali dopo oltre vent’anni, introducendo una selezione “in itinere”. Il nuovo modello prevede un semestre filtro con accesso libero per tutti gli interessati, durante il quale si sosterranno due esami comuni in tutte le università italiane.
Le prove si terranno a dicembre, con due appelli disponibili, e la media dei voti determinerà chi potrà proseguire gli studi. Chi non supera la selezione potrà comunque utilizzare i crediti acquisiti per iscriversi a facoltà affini come la facoltà di Farmacia o la facoltà di Biotecnologie.
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Impatti e obiettivi della riforma
La riforma punta a formare almeno 30.000 nuovi medici nei prossimi anni, rispondendo efficacemente alla carenza di personale nel sistema sanitario nazionale. Un elemento centrale è garantire modalità didattiche uniformi tra tutte le università italiane.
Significativo anche l’incremento dei finanziamenti: il fondo ordinario per gli atenei salirà a 9,4 miliardi nel 2025, con 37 miliardi stanziati per nuovi contratti di ricerca.
Il sistema permette inoltre di ripetere il semestre filtro in caso di esito negativo alla prima prova. Importante ricordare che la media dei voti degli esami sarà determinante per la prosecuzione degli studi, mentre la formazione sarà omogenea tra tutti gli atenei con modalità didattiche uniformi.