De Divinatione, Libro primo, 1, 2 - Studentville

De Divinatione, Libro primo, 1, 2

Gentem quidem nullam video neque tam humanam atque doctam neque tam immanem tamque

barbaram, quae non significari futura et a quibusdam intellegi praedicique posse censeat. Principio Assyrii, ut ab ultimis

auctoritatem repetam, propter planitiam magnitudinemque regionum quas incolebant, cum caelum ex omni parte patens atque apertum

intuerentur, traiectiones motusque stellarum observitaverunt, quibus notati, quid cuique significaretur memoriae prodiderunt.

Qua in natione Chaldaei, non ex artis sed ex gentis vocabulo nominati, diuturna observatione siderum scientiam putantur

effecisse, ut praedici posset, quid cuique eventurum et quo quisque fato natus esset.

Versione tradotta

Non conosco,in verità,alcun popolo nè tanto civile e colto nè tanto inumano e barbaro che non creda che il futuro si manifesti

e che possa essere compreso e predetto da alcuni.In principio gli assiri,per prendere l'autorità dai più antichi,grazie alla

pianura e alla grandezza dei territori che abitavano,potendo vedere il cielo aperto in ogni direzione,osservarono assiduamente

i passaggi e i moti delle stelle,registrati i quali,tramandarono ai posteri cosa volesse dire per ognuno.Tra questa popolazione

si ritiene che in particolare i Caldei,chiamati così non dalla professione ma dal nome del popolo,con l'incessante

osservazione delle stelle abbiano fondato una scienza,affinchè si potesse predire cosa sarebbe accaduto a ciascuno e con quale

destino ciascuno fosse nato.

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