Paragrafo 10 - Studentville

Paragrafo 10

Stilponem, Megaricum philosophum, acutum sane hominem et probatum temporibus illis accepimus. Hunc scribunt

ipsius familiares et ebriosum et mulierosum fuisse, neque haec scribunt vituperantes, sed potius ad laudem; vitiosam enim

naturam ab eo sic edomitam et conpressam esse doctrina, ut nemo umquam vinulentum illum, nemo in eo libidinis vestigium

viderit. Quid? Socraten nonne legimus quem ad modum notarit Zopyrus physiognomon, qui se profitebatur hominum mores naturasque

ex corpore, oculis, vultu, fronte pernoscere? stupidum esse Socraten dixit et bardum, quod iugula concava non haberet –

obstructas eas partes et obturatas esse dicebat; addidit etiam mulierosum; in quo Alcibiades cachinnum dicitur sustulisse.

Versione tradotta

Sappiamo che Stilpone, filosofo megarico, era un uomo davvero intelligente e apprezzato dai contem­

poranei. Ma quelli della sua scuola dicono anche, nei loro scritti, che era incline al vino e alle donne, e non per

rimproverarlo, ma piuttosto per lodarlo; infatti grazie alla filosofia egli riuscì a educare e reprimere la propria natura

viziosa tanto che nessuno lo vide mai ubriaco, né notò mai in lui la minima traccia di libidine. E non sap­piamo forse in che

modo Zofiro, il fisiognomico che affermava di poter riconoscere i costumi e il carattere degli uomini dal corpo, dagli occhi,

dal volto, dalla fronte, abbia descritto Socrate? Disse che Socrate era stupido e rozzo, perché non aveva la fossetta alla base

del collo, e quindi quella parte era ostruita e chiusa; e disse anche che era un donnaiolo, al che si dice che Alcibiade fece

una risatina.

  • Letteratura Latina
  • De Fato di Marco Tullio Cicerone
  • Cicerone

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti