Sed Epicurus declinatione atomi
vitari necessitatem fati putat. Itaque tertius quidam motus oritur extra pondus et plagam, cum declinat atomus intervallo
minimo (id appellat elachiston). Quam declinationem sine causa fieri si minus verbis, re cogitur confiteri. Non enim atomus ab
atomo pulsa declinat. Nam qui potest pelli alia ab alia, si gravitate feruntur ad perpendiculum corpora individua rectis
lineis, ut Epicuro placet? sequitur autem ut, si alia ab alia numquam depellatur, ne contingat quidem alia aliam; ex quo
efficitur, etiamsi sit atomus eaque declinet, declinare sine causa.
Versione tradotta
Ma Epicuro crede di evitare la necessità del fato con la teoria
della declinazione dell'atomo. E così ecco che spunta fuori un terzo moto, oltre a quelli causati dal peso e dall'urto,
per cui l'atomo si allontana dalla sua traiettoria secondo un «minimo», che lui chiama elachiston. E anche se non lo dice
esplicitamente, in pratica è costretto ad ammettere che questa deviazione avvenga senza causa. Infatti l'atomo non devia
perché è colpito da un altro atomo: infatti, in che modo gli atomi potrebbero colpirsi, se sono tutti trascinati verso il
basso, in linea retta, dalla gravità, come sostiene Epicuro? Se non si colpiscono mai, è evidente che non possono neppure
toccarsi. Se ne evince quindi che, se l'atomo esiste e devia, devia senza causa.
- Letteratura Latina
- De Fato di Marco Tullio Cicerone
- Cicerone