Nec, si omne enuntiatum aut verum aut falsum est, sequitur ilico esse causas inmutabilis,
easque aeternas, quae prohibeant quicquam secus cadere, atque casurum sit; fortuitae sunt causae, quae efficiant, ut vere
dicantur, quae ita dicentur: ‘Veniet in senatum Cato’, non inclusae in rerum natura atque mundo; et tamen tam est
inmutabile venturum, cum est verum, quam venisse (nec ob eam causam fatum aut necessitas extimescenda est); etenim erit
confiteri necesse ‘Si hoc enuntiatum, “Veniet in Tusculanum Hortensius,” vera non est, sequitur, ut falsa sit.’ Quorum
isti neutrum volunt; quod fieri non potest. Nec nos impediet illa ignava ratio, quae dicitur; appellatur enim quidam a
philosophis Argos Logos, cui si pareamus, nihil omnino agamus in vita. Sic enim interrogant: ‘Si fatum tibi est ex hoc morbo
convalescere, sive tu medicum adhibueris sive non adhibueris, convalesces;
Versione tradotta
Se, poi, ogni proposizione è o vera o
falsa, non ne consegue immediatamente che sussistano cause immutabili, eterne, che impediscono a qualche evento di prodursi
diversamente da come avrebbe dovuto. Ci sono cause fortuite, che rendono vere affermazioni del tipo: «Catone verrà in senato»,
che non rientrano nell'ordine universale della natura. Eppure dire «verrà», quando è vero, risulta tanto immutabile quanto
dire «è venuto». Non è, però, un valido motivo per aver paura del fato o della necessità. Bisognerà ammettere che, se
l'affermazione: «Ortensio verrà nella villa di Tuscolo» non è vera, ne deriva che è falsa. Gli epicurei non accettano né
l'una né l'altra soluzione, il che non è possibile. Né ci lasceremo condizionare dal cosiddetto «argomento pigro»: dai
filosofi è infatti definito ragionamento pigro l'argomento in base al quale, se noi lo seguissimo, non faremmo assolutamente
niente nella vita. Ragionano così: «Se è stabilito per te dal fato che tu guarisca da questa malattia, che tu mandi a chiamare
o meno un medico, guarirai;
- Letteratura Latina
- De Fato
- Cicerone