O admirabilem licentiam et miserabilem inscientiam disserendi! Si enim aliquid in eloquendo nec verum nec falsum
est, certe id verum non est; quod autem verum non est, qui potest non falsum esse? aut, quod falsum non est, qui potest non
verum esse? tenebitur igitur id, quod a Chrysippo defenditur, omnem enuntiationem aut veram aut falsam esse; ratio ipsa coget
et ex aeternitate quaedam esse vera, et ea non esse nexa causis aeternis et a fati necessitate esse libera.
Versione tradotta
Ma che straordinario arbitrio e che miserevole ignoranza
dell'arte dialettica! Se nell'espressione qualcosa non è né vero né falso, risulta senz'altro non vero; ciò che non è
vero, poi, in che modo potrebbe non essere falso? Oppure, ciò che non è falso, in che modo potrebbe non essere vero? Ci si
atterrà, insomma, alla tesi difesa da Crisippo, ovvero che ogni affermazione è o vera o falsa; la logica stessa ci costringerà
ad ammettere, inoltre, che alcune cose sono vere dall'eternità, non vincolate a cause eterne e libere dalla necessità del
fato.
- Letteratura Latina
- De Fato
- Cicerone