Castelli dei Crociati: Kerak, la pietra nel deserto - Studentville

Castelli dei Crociati: Kerak, la pietra nel deserto

Castelli dei Crociati: Kerak, la pietra nel deserto

Se continua così, in Giordania ci dovrò tornare. Pensavo di aver esaurito gli orizzonti con Petra, Jerash e Madaba. E invece stavo trascurando una vena che corre nel deserto da migliaia di anni, una di quelle vie del commercio sulle quali fiorivano le città come i sassolini bianchi della fiaba di Pollicino. Sì, la King’s Highway, la Via Regia, l’autostrada nel deserto che collegava Eliopoli in Egitto con Resafa sull’Eufrate, passando per tutto il Sinai, la Terra Santa e la Siria. Ovviamente le nostre Madaba, Moab e Amman si trovavano su questa strada, citata anche nella Bibbia quando Edom rifiuta il diritto di passo al popolo di Israele.

Ricapitolando: prossimo viaggio sulle orme dei blogger che hanno percorso la Via Regia. Stando alle mie ricerche, le possibilità sono due: la prima, in auto, per scattare foto belle come questa che rubo alla nostra fonte On the Luce (Wadi Mujib).

La seconda possibilità invece è quella che avrei preso io 5-10 anni fa, la traduco da Wanderlust, si intitola: La mia esperienza in cento parole – Racconti dalla King’s Highway.

Il sole stava calando e vedevo benissimo che si domandavano che ci facessi lì – e per ‘lì’ intendo in mezzo al nulla più assoluto. Ero nel deserto, per attraversare in autostop la Kings Highway, i due soldati al posto di guardia scuotevano la testa con ovvia preoccupazione mentre camminavo verso di loro. “Vado a Petra” gli dissi. Disorientati, guardavano me, poi il sole, poi l’orologio. Gli dissi che non avrei accettato più un altro passaggio a quell’ora della sera. I loro gesti mi chiarirono bene che il mio Piano B (dormire sul ciglio della strada) non aveva preso in considerazione scorpioni, serpenti e lupi.

Tutto questo per dirvi una cosa importante: se siete a spasso per il Levante in cerca di castelli dei Crociati, dovete ricordare due cose:

  • Non scendere dalla macchina nelle tarde ore del pomeriggio in mezzo al deserto
  • Che ci sono due castelli con nomi simili, se non volete rischiare di far migliaia di chilometri per sbaglio, segnatevi: Krak des Chevaliers, in Siria, originariamente detto Crac de l’Ospital e oggi World Heritage Site di UNESCO. Krak des Moabites, o semplicemente Kerak, in Giordania sulla Via Regia, è il nostro obiettivo di oggi.

Kerak ha una particolarità strana che ho riscontrato qui in Giordania, quella dei nomi doppi. Sì perchè Amman si chiamava in epoca greco-romana Philadelphia, la città dell’amore fraterno come quella del soul Philly Sound anni ’70, mentre Kerak fu la scusa per piantare un altro castello più vecchio e farsene uno nuovo. Quello vecchio si chiamava Montreal, come la bella metropoli canadese del Mile’s End.

La storia del castello è interessantissima, ma mi sono addormentato tre volte alla tastiera cercando di scriverla: se vi interessa, leggetela qui su Wikipedia. Se ve la giocate bene potete anche non leggerla: al pranzo con gli amici vi basterà dire che la fortezza è stata in mano ai Crociati dal 1176, trent’anni dopo la fondazione, fino al 1189 quando la presero i Turchi. Quello che invece val la pena leggere è la storia di Reinaldo di Châtillon, primo Signore del Castello e figura non poco controversa di Crociato e Governatore.

Dicevo, la Pietra nel Deserto, Kerak: sta qui nel resoconto illustrato di Theurgetowander o nel video qui di seguito.

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