Brigate Rosse: storia e attentati - StudentVille

Brigate Rosse: storia e attentati

Brigate Rosse: storia e attentati

Brigate Rosse: storia di un’organizzazione terroristica

Le Brigate Rosse (BR) sono note per essere state un’organizzazione militante ed eversiva di estrema sinistra. Seminarono il terrore, mietendo decine di vittime e gettando l’Italia nell’incertezza allo scopo di eliminare chiunque, a loro arbitrario avviso, impedisse la rivoluzione nel Paese; l’obiettivo era sovvertire l’ordine democratico della Repubblica Italiana attraverso la lotta armata e la propaganda, preparando la strada per una sollevazione marxista.

Leggi anche:

Brigate Rosse: la nascita

Le Brigate Rosse furono l’organizzazione terroristica di estrema sinistra più longeva nell’Italia del secondo dopoguerra; si costituirono nell’agosto del 1970, in coincidenza del Convegno di Pecorile (Reggio Emilia), in cui Renato Curcio, Margherita Cagol e Alberto Franceschini, assieme ad altri militanti sancirono il loro definitivo passaggio alla clandestinità e alla lotta armata, attraverso la nascita dell’organizzazione rossa. Il gruppo riteneva non conclusa la fase della Resistenza; l’occupazione del secondo dopoguerra era stata sostituita, secondo la loro visione, “da un’occupazione economico-imperialista delle multinazionali”. Le Brigate Rosse hanno, pertanto, sempre rifiutato la definizione di «organizzazione terroristica», attribuendosi invece quella l’espressione “guerrigliera”.

Brigate Rosse: la struttura

Le Brigate Rosse erano strutturate come un vero e proprio esercito di liberazione nazionale: il gruppo al comando era detto «direzione strategica» e definiva la linea politica da seguire; ogni singola colonna definiva le azioni armate da compiere in base alla linea strategica. Le azioni più importanti venivano decise dal «Comitato esecutivo», composto da quei membri della «direzione strategica» che avevano la responsabilità di dirigere una colonna. L’organizzazione si finanziava attraverso rapine, rapimenti e riscatti.

Brigate Rosse: la propaganda armata

Nella primavera del 1970 iniziarono a circolare i primi volantini delle Brigate Rosse con il loro celebre simbolo presso uno stabilimento della Sit-Siemens a Milano. In quegli anni e fino al 1972 le BR prenderanno di mira le proprietà, più che le persone: automobili, macchinari industriali, uffici di leader politici della destra o di sindacati; “Colpirne uno per educarne cento” era il loro slogan. Inizialmente agirono solo nel milanese, successivamente le loro azioni presero di mira anche Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia-Romagna.

Brigate Rosse: i sequestri

Nel 1972 le azioni iniziarono a diventare sempre più aggressive e violente e l’organizzazione decise di prendere di mira le persone ed operare dei veri e propri sequestri.

Idalgo Macchiarini

Il 3 marzo 1972 inizia la fase dei sequestri con il rapimento di un dirigente della Sit-Siemens. Idalgo Macchiarini venne fotografato con un cartello al collo, dove veniva riportata la celebre frase di Mao Tse-Tung: “Colpiscine uno per educarne cento”. Macchiarini venne liberato in giornata. L’ingegnere racconterà di essere stato sottoposto ad un interrogatorio (il cosiddetto «Processo Proletario nel Carcere del Popolo») di quindici minuti sui processi di ristrutturazione in corso nella fabbrica.

Michele Mincuzzi e i “veloci sequestri”

Dopo l’esperienza di Macchiarini, seguirono altri sequestri, spesso di qualche ora, ma che a volte duravano giorni; un esempio fu l’ingegnere Michele Mincuzzi dell’Alfa Romeo sequestrato per alcune ore il 28 giugno 1973 ed Ettore Amerio, capo del personale FIAT rapito il 10 dicembre 1973 e liberato otto giorni dopo. Tutto ciò causò un’ondata di arresti che portò l’organizzazione ad una sempre maggiore popolarità in Italia e all’estero. Pisetta, un elettrotecnico, fu il primo pentito delle BR che collaborò con lo Stato per spiegarne la struttura e gli intenti.

Mario Sossi e l’attacco al “cuore dello Stato”

Tra il 1973 e il 1974 le Brigate Rosse crebbero aprendo nuove sedi clandestine; il loro progetto cambiò: volevano arrivare alla dittatura del proletariato, organizzando un vero e proprio attacco al cuore dello Stato. La prima azione condotta contro un esponente dello Stato fu il rapimento del sostituto procuratore Mario Sossi, avvenuto a Genova il 18 aprile del 1974. Sossi venne scelto per aver lavorato ad un processo contro una delle prime organizzazioni armate di estrema sinistra, il Circolo XXII Ottobre. Sossi venne sottoposto ad un “processo” in cui i brigatisti lo condannavano a morte. I brigatisti proposero di rilasciarlo in cambio della liberazione di alcuni membri del Circolo XXII Ottobre. Per uscire da questa situazione, il procuratore di Genova, Francesco Coco, che si opponeva al ricatto, lasciò che la Corte d’appello si dichiarasse favorevole al rilascio dei prigionieri, spingendo le BR a liberare Sossi; poi fece ricorso in cassazione, impedendo di fatto il rilascioCoco fu poi assassinato l’8 giugno 1976 insieme a due uomini della sua scorta.

Il rapimento Moro e gli omicidi politici

Le Brigate Rosse, a questo punto, si allargarono, istituendo una colonna a Roma, e continuarono a colpire bersagli politici: il 15 maggio del 1975 viene gambizzato un consigliere comunale della DC di Milano, Massimo de Caroli. Nel corso della liberazione di un ricco industriale, Vittorio Valentino Gancia, durante un sequestro la moglie di Curcio, Margherita Cagol, rimase uccisa. Questo evento radicalizzò ancora di più le posizioni delle Brigate Rosse, che tra il 1974 ed il 1976 colpirono ripetutamente le forze dell’ordine; ma è nel 1978 che arriva la svolta, con il rapimento di Aldo Moro, uno dei rappresentati del compromesso tra lo Stato Democratico e il Partito Comunista Italiano. Moro verrà rapito in Via Fani a Marzo e ucciso dopo 55 giorni di prigionia, durante i quali invano invierà lettere per convincere alcuni politici a trattare con i brigatisti per la sua liberazione.

Leggi anche:

Brigate Rosse: il declino

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, le Brigate Rosse iniziarono a disgregarsi: molti esponenti iniziavano a collaborare con la giustizia mentre iniziavano a nascere nuove correnti meno radicali; grazie anche all’intervento deciso dello Stato Italiano. Nonostante il loro nome continuasse a comparire anche negli anni successivi, le Brigate Rosse si erano sostanzialmente estinte.  

 

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti